Siena 25 marzo 2009

Durante questi ultimi due mesi ho incontrato 163 colleghi. Devo dire che questa è stata la parte più stimolante e interessante della mia candidatura. Ho avuto modo di conoscere persone mai incontrate e ho avuto modo di parlare di scelte strategiche con persone che conoscevo ma con le quali avrei di norma parlato solo di un paziente o di un articolo scientifico. In generale ho trovato tanti buoni professionisti, tanti buoni docenti e tanti buoni ricercatori con tanta voglia di “rinascita”. Qui di seguito ho appuntato alcuni passaggi che mi hanno più colpito durante i colloqui.


Sul senso di comunità accademica

Vorrei un preside che parli con la gente cioè che sia più disponibile a incontri diretti con i docenti. Il Preside dovrebbe lavorare con un team di docenti (la giunta di Facoltà) che dovrebbe essere formato da persone competenti e da volti nuovi. Vorrei anche trovare soluzioni per coinvolgere nello spirito accademico il personale tecnico amministrativo.

I consigli di Facoltà non dovrebbero ratificare cose già decise. Vorrei essere informato meglio prima di votare per fare scelte consapevoli. I Consigli dovrebbero avere una puntualità di inizio e vi dovrebbe essere un regolamento con ricadute sostanziali nel caso di assenteismo.

Le chiamate dovrebbero essere un’occasione per presentarsi e per illustrare la propria attività. Anche i ricercatori dovrebbero presentarsi. Questo intensificherebbe anche la collaborazione scientifica interna.

Qualsiasi “cultura” si basa sulla condivisione e sul dialogo. Vorrei maggiore collaborazione tra colleghi. Mezz’ora prima della facoltà potremmo istituire un “circolo culturale” con presentazione dell’attività annuale (di didattica, di ricerca o di assistenza). Informare sull’attività è fondamentale per creare collaborazioni tra i gruppi.

Vorrei maggior rispetto delle regole, spesso ignorate o adattate alle necessità dei singoli. Vorrei una riforma del linguaggio che dovrebbe essere più chiaro, pratico e diretto. Il linguaggio più è criptato e più è finalizzato a coprire iniziative. Va recuperato un clima di fiducia e di stimolo al lavoro, di speranza e collaborazione.

Vorrei che gli spazi web fossero meglio utilizzati. Vorrei che fosse fatto circolare un report annuale dell’attività dei singoli docenti.


Sulla didattica

I corsi delle lauree triennali sono gestiti troppo a livello aziendale. Per la maggioranza dei corsi di laurea triennale mancano i testi di riferimento.

Vorrei iniziative di innovazione nella didattica. Un’iniziativa potrebbe essere quella di sdoppiare il corso di laurea e farne uno tradizionale e uno sul modello innovativo di Maastricht. Vorrei che si promuovessero accordi con università estere (es. americane in cui il titolo non è automaticamente riconosciuto) attraverso i quali si possa istituire un numero limitato di posti (es. 10 posti) con doppia laurea.

E’ necessario domandarsi se il prodotto finito (medici e altre figure professionali) e il percorso formativo risponde alle esigenze della Regione Toscana. Questo è ancora più vero per alcune specialistiche come la pediatria e la medicina interna che sono più legate al territorio. A fronte del moltiplicarsi di agenzie di formazione (USL, AOUS, Regione…), l’Università deve mantenere il suo posto leader nella formazione. E’ utile potenziare il collegamento con le varie università Toscane. La didattica deve essere più flessibile e formativa.

Vorrei dei corsi di formazione per i docenti perché non basta essere un bravo ricercatore per essere un bravo docente. Vorrei maggiore attenzione all’orientamento degli studenti. Se la frequenza degli studenti deve essere monitorizzata, sarebbe molto utile fornire gli studenti di un badge. Vorrei che fosse istituito un badge anche per i docenti non convenzionati come me, che testimoni la mia attività.

E’ necessario un cambiamento della valutazione della didattica ed è necessario collegare la valutazione alle ricadute, dall’assegnazione di ruoli all’inserimento nel comitato didattica ecc. I questionari anonimi di studenti sono il modo ottimale di valutazione? Un altro modo potrebbe essere quello di valutare la preparazione degli studenti attraverso dei test validati a livello internazionale. Il risultato della valutazione della didattica dovrebbe far parte del CV del docente sull’esempio di altri atenei europei. La valutazione della Facoltà dovrebbe essere fatta sulla base della qualità dello studente.

Vorrei maggiore trasparenza su come si programma la didattica. Vorrei evitare la troppa frammentazione di un settore scientifico disciplinare nell’ambito di uno stesso corso. Nei corsi integrati di discipline ampie sarebbe necessario un singolo docente che abbia il carico maggiore e alcuni corsi satelliti per eventuali argomenti specifici. Il coordinatore può valutare nella globalità se lo studente ha ricevuto una formazione idonea.

E’ auspicabile potenziare il ruolo dei coordinatori dei corsi integrati (soprattutto per le lauree triennali). Vorrei evitare la didattica “a briglia sciolta”.

Sono necessarie riunioni dei coordinatori dei corsi con tutti i docenti e con il coordinatore del corso di laurea.Sono necessarie scelte strategiche sui corsi di laurea. Sarebbe utile non acconsentire a qualsiasi iniziativa ma puntare sulla qualità dei corsi di Laurea.

Le supplenze in altre Facoltà non dovrebbero essere prolungate.

Nelle sedute del Consiglio di Facoltà non si parla quasi mai di didattica. Manca un coordinamento efficace delle lauree triennali. E’ necessario un coordinamento dei comitati della didattica. E’ auspicabile rendere agibile e aggiornato il sito web della Facoltà. La segreteria studenti deve essere organizzata meglio.


Sull’attività assistenziale

E’ importante il ruolo della Facoltà nella programmazione assistenziale. Dobbiamo saldare la rottura che si è venuta a creare tra Facoltà e Azienda. E’ importante valorizzare le professionalità ospedaliere (con spazio nei convegni ecc). La Facoltà può diventare autorevole se partecipa in maniera consapevole alle scelte assistenziali.

Come docenti non convenzionati (discipline di base) non possiamo partecipare attivamente alla discussioni su argomenti di assistenza e non possiamo contribuire con un voto consapevole. Sarebbe opportuno discutere le questioni assistenziali alla fine delle sedute dei consigli di Facoltà in una sessione separata.

L’attività assistenziale ha ricadute naturali sulla ricerca e sulla didattica. Di conseguenza la ricerca e la didattica dovrebbero guidare le scelte assistenziali. E’ necessario tuttavia “togliere un pò di prosopopea” dal nostro atteggiamento universitario: il nostro obbiettivo dovrebbe essere il paziente. Vorrei che vi fosse maggiore consapevolezza sulle criticità assistenziali.

E’ necessario risolvere il problema dell’autoreferenzialità attraverso un sistema di valutazione della qualità dell’assistenza. Sarebbe utile applicare i questionari di soddisfazione dell’utenza non solo relativi all’attività assistenziale nel suo complesso ma anche relativi alle singole figure professionali (infermiere o medico) fino al singolo professionista. La valutazione dovrebbe essere fatta non solo sulla qualità dell’assistenza ma anche sulla quantità/risorse. Un altro sistema di valutazione della qualità dell’assistenza, che potrebbe affiancare quello attraverso l’utente, è quello attraverso le unità del dipartimento dei servizi (es. il patologo potrebbe valutare l’appropriatezza delle richieste delle autopsie ecc).

E’ auspicabile favorire la formazione dei professionisti di ruolo fuori Siena o fuori Italia. Incoraggiare l’attività di ricerca anche di chi non è universitario. Valutare la necessità di scelte strategiche relative alla chiamata di docenti o di professionisti da fuori per potenziare alcune attività.

Gli argomenti che vengono portati in discussione nell’Organo di Indirizzo (Assessore Regionale, Preside, Direttore Regionale Diritto Salute con partecipazione del Direttore Generale, Rettore, vicepresidenti del Consiglio dei Sanitari ecc) o nel Collegio di Direzione (Direttore Sanitario, Direttori DAI, vicepresidenti del Consiglio dei Sanitari ecc) dovrebbero essere prima discussi e condivisi in Facoltà.

Vorrei che fossero distribuiti meglio i carichi lavoro. Come universitario mi sento sopraffatto dall’assistenza e non ho tempo per curare adeguatamente ricerca e didattica. E’ necessario risolvere questo problema migliorando i processi organizzativi e tenendo conto in maniera trasparente di questo parametro per l’arruolamento coordinato universitario e aziendale.

E’ necessario passare da una visione di medicina strettamente accademica (reparti organizzati solo sui bisogni culturali dello staff) ad una visione di medicina sociale. E’ necessario “governare con” il Direttore Generale non “contrapporsi al” Direttore Generale dimostrando nell’evidenza dei fatti che vi è vantaggio anche per l’Azienda se la Facoltà di Medicina diventa proattiva e propositiva per le scelte aziendali.

Il nostro interlocutore sarà sempre di più la Regione come ente finanziatore sia di assistenza che di ricerca, che di didattica. E’ necessario cercare di avere un peso politico con gli altri due atenei toscani e cercare un coordinamento con loro.


Sulla valorizzazione del merito

Vorrei che fosse introdotta una valutazione dei finanziamenti “ex post”. Chi ha usufruito di finanziamenti dovrebbe avere l’obbligo di rendicontare alla Facoltà come li ha utilizzati e i risultati scientifici ottenuti.

Vorrei trasparenza sull’assegnazione degli assegni di ricerca distribuiti dalla Facoltà.

Vorrei poter garantire agli studenti migliori la possibilità di svolgere un ruolo attivo nell’università: valutazione del curriculum per assegnazione di borse brevi di introduzione alla carriera accademica.

In Facoltà non si parla mai di ricerca. In Medicina, a differenza delle altre Facoltà, la ricerca non può essere isolata nei Dipartimenti ma vive della complementarietà tra gli stessi. E’ auspicabile pertanto un maggior coordinamento con i direttori di dipartimento. Vorrei che il Preside avesse un ruolo anche nell’aggregazione dei dipartimenti. Vorrei evitare che l’aggregazione fosse lasciata a se stessa provocando frammentazione e incongruità.

C’è bisogno di promuovere la metodologia della ricerca. Si potrebbero organizzare delle infrastrutture comuni per la ricerca: database, servizio statistico, servizio informatico ecc.

Andiamo a vedere chi fa che cosa. E’ necessario divulgare l’attività di ricerca, l’attività di didattica e l’attività di assistenza. Dovrebbe essere premiata non solo la qualità assoluta dell’attività ma anche il trend annuale, considerando i mezzi che ciascuna struttura ha. Lo scopo finale è quello di far cresce la Facoltà (cioè l’insieme dei singoli docenti).

Se vengono fatte delle graduatorie sulla base di criteri condivisi queste devono essere rese pubbliche e devono avere ricadute sulla programmazione. In questo caso i ruoli dovrebbero essere assegnati sulla base di queste e non invocando scelte strategiche confezionate a posteriori.

Credo sia necessario creare la cultura della valutazione. La Facoltà di Medicina ad es. ha consegnato una percentuale di questionari di valutazione degli studenti più bassa rispetto alle altre Facoltà. Il Ministero farà le assegnazioni in base alla valutazione dell’ateneo ed è necessario che questa cultura della valutazione venga condivisa.

Vorrei maggiore trasparenza (con l’introduzione di regole a priori) e valorizzazione del merito nell’attribuzione di qualsiasi attività: dalla istituzione di un dottorato di ricerca alla assegnazione di ruoli o all’assegnazione di funzioni direzionali assistenziali.

Vorrei che fosse istituito un ufficio di relazione con i media della Facoltà che si occupi della corretta divulgazione delle novità scientifiche o didattiche o assistenziali in modo da evitarne la distorsione.